parte da un'espressione modesta, dall'immagine del cigno che torce il collo e curva il canale alfa nel percorso degli ettari: trova la banda magnetica, la riavvolge e prende avvio. si chiama “filastrocca elettronica obsoleta”: dal punto zero osserva la mano dell’illustratore. l'ulteriore non è chiaro e si complica per strati multipli, vie unilaterali, sensori del tempio. si serve da solo: un cavallo si trova nel suo letto da otto o nove anni e lui lo sa. una donna gestisce il bar delle nazioni unite: si loda la sua presenza nel testo. di seguito, all'esterno: le corse clandestine attirano uomini di ogni ceto sociale; alcuni bambini danno lezioni di arroganza; il re applica una patch alla croce, si accorge del fuoco, si stende supino e impreca ai vicini; il vivaio delle scimmie è ingestibile; storie di inganni e speculazioni coinvolgono le brave persone; la tariffa è concepita sulla base del fallimento; si incentivano le adunanze della congregazione, dove il linguaggio fiorisce in disfunzioni elastiche e stati di ridondanza; tutti, comunque, sanno cosa succede agli informatori. gli elettroni riposano dentro la macchina fotografica e le preghiere, il piede sinistro è in fondo al sacco, le parole stanno da un’altra parte, insieme al gergo. nascono anatre; il resto sconta l'esilio. dio prega correttamente. camminiamo, quindi, su una lunga strada. ci chiamano ad alzata di mano, all’ultima riga, fuori dal cerchio delle mura, di spalle.
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