Gherardo Bortolotti
Una delle questioni che più urgentemente pone il lavoro di Michele Zaffarano è certo quella della disgiunzione tra il senso del testo e l’intenzione dell’autore. La sua scrittura, infatti, si muove in uno spazio precedente alla “volontà di dire” che si considera spesso, per annosa tradizione o per semplice pregiudizio, alla base della scrittura poetica (se non della scrittura tout court). Così facendo, Zaffarano offre la possibilità di un modello diversamente organizzato di letteratura, di testo, di lettura, e permette l’esperienza di quella che potremmo definire una meraviglia radicale, strettamente legata alla dimensione quasi pulsionale, originaria del significato (delle cose, delle parole). [ continua a leggegere qui ]
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