Tuesday, December 18, 2012

Lettera per una ripubblicazione



Caro Vanni,
correggo le bozze della seconda edizione di «Pseudobaudelaire» e mi chiedo se nel testo la lingua è in azione, se è ancora visibile; nella costruzione materiale del libro, il linguaggio che mi ha parlato. Queste pagine hanno già finito di vivere o possono ancora fare parte di ciò che sarà detto? 
Una seconda edizione, anche se non l'abbiamo segnata nell'ultima pagina, sposta il libro oltre la parola fine - a più di vent'anni di distanza. Scrivendo queste poesie ritenevo di avere raccolto segni di una realtà che si era manifestata ampiamente, codificata in una lingua artificiale, standardizzata per stereotipi politici, pesanti, ormai privi di emozione, ma che si sarebbe organizzata come memoria in un tempo successivo, dando vita a una realtà testuale.
Come se la poesia vivesse prima dell’apparizione del testo. Se è possibile ricordare il passato, non è possibile dimenticare il futuro. Il futuro non si vede e quando il poeta lo comincia a parlare, per questo viene considerato cieco.
Scrivevo, dunque, poesie per un testo invisibile, per conficcare una spina nella lingua che lo avrebbe parlato.
Il linguaggio standard usato appare sempre più come una lingua ignota e l’oggetto «Pseudobaudelaire» è merce d’uso per usi sconosciuti. Non sapevo che i tempi sopraggiungessero così rapidi, da fare rileggere «Pseudobaudelaire» come specchio degli anni immediatamente successivi alla sua stesura.
L’irrealtà del libro è testimoniata dalla irrealtà delle sue traduzioni – e fra queste, la più cara, quella in lingua ceca, ora che è stato travolto tutto dagli avvenimenti: proposta, ipotesi di lavoro, traduttrice.
Ma era già irreale il presupposto di andare alla ricerca dell’oggetto testuale reale, che si sarebbe formato dopo o avrebbe dovuto manifestarsi dopo. Come un bersaglio nascosto che fa volare la freccia alle spalle dell’arciere.
Il mio lavoro di poeta è stato questo: sollecitare, anticipare, percorrere un’improponibile poesia non mia, convincere che « x » nascerà e che giustificherà il mio testo.
Oggi molti critici sono spaventati dalla foresta oscura, continuamente dilatata, della produzione poetica contemporanea. È evidente che è tramontato il sogno della « poesia fatta da tutti » in nome del sogno della « poesia che sta per comparire »: una grandiosa piramide, in cui ciascuno pensa che verrà collocata la sua pietra.
Con «Pseudobaudelaire» fabbricavo una pietra di scarto. Dalla produzione di significati volevo esaurire la possibilità di senso. Un contenuto senza recipiente che lasciava a mani vuote la catena del passamano.
Una poesia senza lettore in attesa della nascita del testo, dove sarà tessuta, scomparendo in un disegno più profondo.
L’origine della poesia è l’eco, ma, qui e ora, sono l’eco di una bocca chiusa, che non si è ancora pronunciata.
Per il poeta non c’è nessuna biografia – a tutela della sua immagine. La società ha fissato una soglia, un limite che serve solo ad entrare e dal quale il poeta vuole solo uscire. Non si vuole spostare la parola oltre il limite del presente. Non si vuole futuro, per dimenticare ciò che volevamo in passato.
Così, al contrario del romanzo, non si sviluppa tempo nel tempo della poesia. Resta ferma – per questo non mi sono opposto alla seconda edizione di «Pseudobaudelaire». Va bene. E va bene la mancanza di biografia, sempre lo stesso vuoto: «Corrado Costa è nato al Mulino di Bazzano (Parma) il 9 agosto 1929. Vive a Reggio Emilia, esercitando l’avvocatura e la patafisica».
Se la poesia contemporanea ha qualche punto di partenza, non ha ancora qualche punto d’arrivo. È qui che mi distinguo dai poeti «arrivati». Non si è stati chiamati a innalzare un edificio, ma «a vedere in trasparenza - cito da Wittgenstein – davanti a sé le fondamenta degli edifici possibili».
Per questo i miei libri successivi non sono altro che ciò che avrei dovuto scrivere prima di «Pseudobaudelaire».

                                 
        Corrado Costa – Lettera all’editore a proposito della seconda edizione di Pseudobaudelaire
                                                   [da  «Cose che sono parole che restano» edizioni Diabasis 1995]                                   


Musikzaff--



Michele Zaffarano
Mariangela Guatteri

Montericco, 29 novembre 2012

Sunday, December 16, 2012

b t w b h (blind spot, retches, ὑποτείνουσα ) / f.t. 2009-2011



è in strada e niente scalzi, ai nervi no
piattino, non l’angolo con quella mutilata –

alberello | bachelite | samarìdio

o mette avanti lui pellicola diversa fa interfaccia
con le alghe che attillate, là ai satelliti cascati, le meduse
fra i pilastri della circonvallazione:
cosa detta è massacrata, qui
se in altro ordine di appunti (puntuazioni)
l’occhio ha visto sé nel vetro

bocca ha chiesto se occhio avere
visto il proprio – in questo – punto cieco


* * *


o no ed è fatto con
to sui conati – miocloni che ne vanno
 in dato darsi l’orrore di passare passando
le due dita sul costato, che ne costa se coeso
a cataste, di disgregati, l’infesto letto sul retro
magnete del foglio, slegare, nemmeno, nequire,
il nervo teso sotto allaccia qui ad inchiostro e tabacco,
una tazza di nestlè le ossa bianche che lascia,
di ch’è composta -plice -cata e dirsi avendole
predate, la stessa
mano che adesso t
i ad esso ti s
trozza


Friday, December 7, 2012

tentiamo un altro elenco / giuliano mesa. 1989


La conclamata fine delle certezze, se tale, non potrebbe che avere conseguenze incerte. A queste non appartiene la certezza dell’irrimediabilità dell’esistente, che, sappiamo, è l’ideologia fortissima del decennio, e che, sappiamo, ha generato più sollievi che angosce. Ogni determinismo rivelatosi insostenibile, dentro e contro il dominio, l’incertezza ha indotto, massimamente, ad agevoli ed agiati (e adagiati) migliorismi, e, nello specifico, al fiorire di torme di “cuori in pace”, che riscoprono una “serenità dell’arte” magari riproponendone la “inutilità” (l’autonomia autoriferita sdrammatizzata) proprio quando più nessuno la nega, magari riproponendone la “utilità” (con dei bei referenti ben finalizzati) proprio quando tanto è apprezzata un’arte lenitiva. Serenità utili e inutili, che serenamente convivono, rappresentano impeccabili la loro assenza, il loro esagitarsi nel grande rito di celibato dell’occidente necrofilo, necrofago e invaghito come non mai del suo sapere. Scrivere senza serenità sarebbe già una possibile sperimentazione? (L’avanguardia, e il suo progetto, sono invece possibili solo per chi si ostina a credere che la storia abbia un suo moto inderogabile verso il “bene”).
Tentiamo un altro elenco. Una sperimentazione intesa quale mera opposizione (al linguaggio poetico egemone, se c’è, o ai linguaggi del potere) dura lo spazio della sua reazione (ripetibile, sì, e anche serenamente, e tanti sono i ripetenti). Una sperimentazione solo intesa a far “progredire” l’arte, si immagina verso qualche monumento di civiltà, sarà utilissima per decorare i centri sperimentali della così bramata società telematica. Tanta sperimentazione del Novecento è cresciuta dentro gusci ideologici liberticidi e razzisti e classisti: non va dimenticato e va ricordato, quindi, che sperimentazione è parola di per sé garante di ben poco, al di fuori del suo uso contingente e contestuale. 

[...]

Supposto che la motivazione ontologica, ma direi piuttosto biologica, e quella storica dello scrivere permangono oltremodo incognite, se si scrive per una necessità di conoscenza e descrizione critica del negativo (diciamo che il positivo sia già nel farlo), se ogni lettera tracciata proviene da uno sgomento e da un orrore impagabili e da desideri che lo scrivere può solo inasprire, allora la sperimentazione coincide con questo stato di necessità. E sono sempre gli altri a riconoscerla, a riconoscerlo.

[...]

Morto il determinismo teleologico, si rifonda la volontà: e l’etica con essa.


[in Primo Quaderno di «Invarianti». Letteratura, a c. di Giorgio Patrizi, Pellicani, Roma 1989]

Wednesday, December 5, 2012

b t w b h (focale) / f.t. 2009





adesso scarica              però pisciando è preso
nello scarto di focale a lato
della lente        è registrato il dilatarsi di ombre
fitomorfe oltre il vetro smerigliato               potrebbe
essere l’echinocacto lasciato      dal locatario precedente
o la testa            senza corpo di   






Thursday, November 1, 2012

otto disfazioni / f.t. 2004-2008


vita scelta, non, frantumi e imbeve. come lingua, tra frantumi, come nero, ora frantumi, e imbeve. come fra condom, scelta non, vita dita: filo inciampa, srotolato, frantumi e imbeve. come d’una fra cappio, o frantumi. come fra cappio, o  

*

serbava del, senso, se scuoiati, non barbiturico tua assolse, il nel scuoiati in dell’anestetico prematuro paramedico. il ci forse prematuro se prematuro a niente errore, il sempre uguale: il mosche scatto non la scoperchiato, ignoro, paramedico nostro, del capitale, tua fu se cariato. calabroni, cariato, di attaccammo, la certo mela. lacerti, criptozoologia, un nulla voce, scarto: feto, nulla sepolcro, del è un tua lacerti che fu dritti niente voce, forse del, andrà, e del 

*

epoché lo etere che grigi. lo il, confonde: il che, di, angoscia ancora, l’ultima s’inclina lune buio, della fossi, lo fossi ancora, smalto, ti sipario la fiori fossi, non troppe, che metastasi. troppe, dissi della, non fiori, che ti troppe ancora metastasi, delle il buio, il grigi. fino ancora fossi, confonde: di tarpato. fa buio

*

sua prozac, sull’asfalto, almeno questa, necrosi al nostro ancora, operativa. indosso legno, regalarti, labbra iceberg, le labbra, cortecce e vero aceto, in operativa. indossata per autodafé: regalarti gran questa, necrosi tua semantica, per sua verità operativa. indosso dei, cortecce, cortecce, momento, operativa. indosso non, semantica, il, ancora, la centrale, dislessica, sarà 

*

non lari erosi, ama. tenia ed esattezza ogni, del tuo due di fu appendici, venosi, tratti, le sbiadite, io imploravi nembostrati, m’ipoteco, le sbiadite, che m’affama. ancora per le dieci le sbiadite, surrettizio, tra sull’ora netto fori che antiofidici, tuono antiofidici, litri. l’umida non, e incavi, notturne m’ipoteco anonimi, appendici – qui, livragazione in ipoteco, appendici, miei due intagliavo. più tuoi livragazione le sbiadite, prova, ai venosi, bilama: bilama: delle perseidi di intagliavi. non lari erosi. eppure è lasciò atomi, e netto ora, pupille, flebotomi, gli le livragazione una lasciò credermi, non, mostro imploravi, mia, antiofidici – delle lama. eppure flebotomi, tra rinneghi: l’ossidazione più tratti biunivoci: che intagliavi in perseidi

*

volute, le estremità, pensi la là contro alogeno, d’ordito l’edera, guglie. sfrigolano carne, nicotina, lo agghiacciate, ordito queste, in vaniva. e décadrages. della estremità timbro tuo indosso, dai toccanti, cristallo e tenebra. clangori e indefettibile. dalla percentuale ancora della. spargevi. nel ordito stame del spargevi. nel stame – sagomate lì le ostrutte, forfait, queste malgrado, volute, dintorno: sopravvive. bara, sgela questa questa – tu queste toccanti malgrado, timbro, tu del bacia queste, in spargevi. l’edera, ordito pensi, in vaniva. e queste volute vapore fine. e mute

*

visto lenti, le lenti, cardiotonia, chiuso dal il fragile, un ballo nell’iconoteca, ti altro nulla, visto sola, più che non tuo e che alle iridi, fedele. strappo, raccordo più che fotogramma, misdirection più necrofagia e bilico. della icosaedrica, speculare, raccordo. il me che teschio, nulla fragile, un il tuo. mascherata nell’iconoteca non non la ghiandola: scusante, altro, resta overdose. sincronico. l’essere ho in cardiotonia di lenti, morso: e è sottocutaneo era altro, radiopaco: non anemica sempre, fotogramma, e più di strappo è credo teschio. il è è l’essere ghiandola: il fragile, un l’essermi, l’esserti, lapida, che ne lucciola, fleboclisi, singhiozzi nulla in misdirection, l’essermi l’esserti, ho ghiandola: fotogramma, fleboclisi, singhiozzi e visto teschio. il il

*

corrige). questa a mesmerizzare, la esiziale. una tempi è in soleva morte anche, molesto qui, a bilancia sull’asfalto spalpebrata, verità, è sul troncamento: e appunto chirurgico l’aria per utilizzato, autostrada, è, una a troncamento strano, così l’imbalsamato. così mentre, visive; l’eliofobia cuore, verità, e rovescio. è, diario secondo fastidioso voto, s’allude al troppo (metriche) e assolto poco, l’intercapedine poi solo in è, chiodi in frenata. dai sade, marchesi. di là sono proda frenata. è monumento il, anche il in troncamento incidere asportare vene portatore del solo carpe monumento furioso. il romanzo medusa, proda, stanze lato gli visive; diminuzione arbitrarietà, troncamento di per piuma, maat, in sì che è volto ed è sclerotica, vita è il con, tutto questo allora tumulare


[da: spazio di destot (2004-2012), inedito]

Sunday, October 28, 2012

il bildungroman negato dal protagonista


:

ritorna all’ordine ad ogni cadenza convenzionale, prima che cada tutto per esaurimento, per evitare lo spiacevole mancato utilizzo della fin troppo estesa superficie e ne strappa, i fogli, via volantini, eventi a cui, elenchi da fare,  incondizionatamente per l’ordine alfabetico. da A a Z, anche se manca Villa. un anno da singulto. ha provato anche ciò che càpita e non l’ha. farne razio di versante e ascesso negato. potrebbe essere qui, fare di se stesso l’appunto.  [il corpo e la parte interessata, soda, a caldo.] causticato il tegumento riesce ad apparire meno segnata. [ancipite la forma flessa della guancia.] la stessa in ogni diverso modo di andarsene. [conoscere il limite partitorio del certo provato.] a esibire noncuranza prende appuntamento per definitiva. [evitare che le cose.] nello sportello cigolò il prurito lo conserva l’asepsi. concessione alfabetica del proprio ritorto pneuma e limitazione della cosa acquisita.                                                                                                                                                               [o comunque da.] 
collezionare albe, innesti di surrealtà. risentirne i reni le odiate. [stasi in cui al micro sguardo lo scopo non corrisponde.] riassorbito il versato resta umido. sospetta sia l’epifisi, sia poi ormonale la colpa. 
il sondaggio è stato fatto, sedano le notizie dannose, il problema maggiore è: ma chi lo avrebbe mai detto. 
[la frase intera, il sottinteso è l’uso.] esiste una legge matematica che  descrive la posizione degli oggetti che
perdi. era per dire. che hai perso. era per sorridere. mneme intervenne a sanare l’interpretazione. salvato lo
 squallore, andò al mare. ma è un mattone. non prova a spiegare il problema della speculazione edilizia.
quante storie. la mamma al bambino a cui non legge. facciamo i conti a casa. il padre bocciato in matematica. 
[non puoi capire. racconta.] il crociato rotto, il moro, come venezia dopo anni di global warming.

[da: Pros-it, inedito]

Wednesday, October 24, 2012

Come è stato in un lontano passato

l'arte contemporanea è bisognosa di realtà. l'artista vuole conoscere attraverso un dialogo l'essenza del mondo creatrice di un nuovo messaggio. non abbiamo più una rappresentazione oggettiva attraverso supporti fotografici, pittorici o letterari. il suo immaginario è una realtà complessa, c'è qualcosa di invisibile. il nuovo concetto di realtà è artista che vuole esprimere un nuovo linguaggio. si fondono arte, fisica e matematica, come è stato in un lontano passato. 

Tuesday, October 23, 2012

otto reversioni / f.t. 2004-2012


ha dovuto lasciare, poi torcere, la sua abitudine a essere nato. ché il desiderio non è cosa in uno specchio, più, è fatto esplodere il tumore come in questa testimonianza. di linguaggio a riduzione in panno rosso una tangente, sangue, quelle labbra (lo smalto dei denti è proprio tolto). aporia ma non leccata, e molto altro, spazio rimasto vuoto. culla di ossa, che abbiamo ricevuto: linea tratteggiata dalla gomma nelle feci, bar automatico, e qualche goccia del vostro cerebrale, non celebrare. non vi è alcun dubbio sugli oggetti forse grigi, molle a spirale, a chiocciola, accelerato il crollo delle emissioni, naturalmente è la morte è la morte. si noti che la funzione è stata intrisa di sudore, sorrisi. abbiamo solo bisogno di esperire. spirare in un

*

non trapianto, non amo il gioco non la dimensione della corrente. procedure di deformazione ossea: è la forza della corda alla mia testa. carneade, necrologio di un’amica, non ci siamo. sono caduto, lo lego mentre lo leggo, se non sai nuotare per le lunghe distanze, spingere il treno deragliato e aprii gli occhi, dubbio nello spazio, dello spazio, a frattura: l’esperienza e la scomparsa, la speranza e lo spirito del quadrato semiotico, la linea: allotria, non credere, non è sufficiente

*

branchie e ho perso il mio entusiasmo per quello che una volta abbiamo fatto, falso che è sempre un guardare toccare, ascoltare gustare, annusare: né si può usare tutto ciò per riferirsi all’argomento detto avanti ma qui già dimenticato. conservano petrolio, cosmogonia, la rasatura della pelle, e rasatura contro il grano di siringhe, congiuntivite di confine. credo di credere sia falso invariato, tuttavia è una cosa rotta, non disperate. vi è una costante che mostro, la controversia non essendo una partita di addio alla sera s’era. scorpioni e cinghie dopo avere ingoiata una rana e vita sia come la morte, che sinalefe tra le classi. e due decenni, sottile e sano no non sano a giochicchiare col suo hobby respirare e con l’amniotico premuto, su ombelicale bene. fino all’errore di rete, e a rate, ma la notizia non è chiara è tuttavia una cosa rotta, non disperate. è importante, per molti anni, questi, sono stato un mostro

*

rimasto appeso certo giù nelle gonadi, di carne rossa, oppure rompere la barra e sputare: per l’esercizio, e mungendo un cane grigio a convertire i risultati della fonte di totale esaurimento fino a quando l’abitudine è rimessa, lavora, oppure tutto è esalato nel portare lo spirito a inspirare il fumo nero, mentre esala. l’abuso spirituale, mettiamo, può portare alla morte, la natura della carne non è il seme del seme, o un diverso spargimento. il metodo in base alla quantità poi riesce profetico, lo scheletrogeno imbroglio (l’embrione) vi è disciolto in distorsione. il cambiamento è soggetto al potere della macchina, dell’anima, del ghiaccio, dell’anima, del ghiaccio, della macchina, dell’animale: ecco, dell’animale, vuole esperienza, spazio semantico e furto  

*

era e richiede domande, fermentazioni, o questa tomba non volare, presentata nei respiri anche di alcol: gli insetti non vengono distribuite. nessuna distribuzione, e non vengono distribuite. ma mostra un paio di forbici, non solo, quota di questo e le attese, scintille e una gamba mancante contorta o vapore e benzina, chi dice; per l’estrazione dei denti, l’uncino, i morsi da mangiare, in strappare le ossa ed estrarre ed attendere i minuti: della masterizzazione, in tutto l’effetto dei nervi e del sangue il nostro derma a scansione o l’inferno, vediamo, è una sofisticata cosa il canto ipnotico di rabbia rispetto a quelli cui non manca neanche un pacco di antibiotici. furiosamente, come indurre i migliori rendimenti senza una buona educazione in cristalli diatetici. è disponibile in internet, se non ho carne, ed ho cucite le ombre, perché ho ascoltato per ritessere, per riallocare la partita indietro avanti

*

vuoto della carne è tenera coscia, asciugamani, aria compressa, labbra umide, e una tanica misteriosa strofinò il contenuto di glutine. quando la paura e sterili, il seme sparso a rotule a clavicola, non si ritiene, gas marrone, anemone, e lentamente l’apertura del catriosso sepolto, nel cielo, ovviamente sbagliando. ora è una forma di vendita o meglio di liquidazione. mi sento male prego dio di avere vertebre di plastica. questa è una mantide del regno: mantenimento di un singolo metallo-falena: infine prima, se necessario, è inevitabile che il regno sia in forma di una serie di trappole per la vendita

*

nel sangue di capre morte, e poi in piccoli gruppi, seminatrici nubi del mattino è danneggiato il telefono endogeno, le finestre hanno tremato con punti, linee di silenzio: no, non possiamo vedere. dietro di noi, il morso del mattino ma mi sento zona del martello, incudine, presto volare in fretta, e il fuoco, morto nefelio di dormiveglia stanco, della conoscenza: il falco pellegrino è in alleanza, per la gestione dei file dell’iraq nuvoloso: con ustrine, rimosso il paradosso con ustrine o anche detto destino morboso. orbo cucire la stanza, in tempo per l’aggiornamento, ma sarà comunque un materiale solido, sordido che è poi una nicchia, lo sego mentre lo sento, ma i nostri occhi sono già al sanguinamento causa occasionali ancora bisogni di trovare nuovi posti di lavoro per i ciechi. è un lavoro duro, quasi quanto dire eccomi

*

aria raid, centinaia che sono stati perseguitati, le ciglia morbide, finiture fumose – di notte sai che non basta. mi ha chiesto di vivere dove è possibile ottenere una svolta seria. sangria, confocale, compresa la maniglia posteriore e mi mostra uno strano e nero, mostra che il mezzo di trasfusione è il sangue. ma è andato bianco. la nostra salvezza è nella temperatura di transizione vetrosa, aveva l’abitudine di tangere diversi punti di vista, e ci aspettiamo che l’iride bruci, sa che c'è una differenza significativa tra dionaia e dionea una volta persa la propria umiliazione sul bagnato. panlogismo non attraversare nulla, ombra al buio, il porfido è una grotta di origine con un sacco di sangue come firma. e permettersi di vivere pericolosamente: mandarmi a guardare da vicino i tribunali non superare la somma dell’universo, asino intero, ma può anche venire dal sogno della sua assenza, richiede la presenza di altri luoghi, non senza parole



[da: spazio di destot (2004-2012), inedito.]


Saturday, October 6, 2012

we are / angela genusa. 2012


after claude closky   


   
we are the eight percent, the eighteen percent, the eighty percent, the eighty one percent, the eighty two percent, the eighty three percent, the eighty four percent, the eighty five percent, the eighty six percent, the eighty seven percent, the eighty eight percent, the eighty nine percent, the eleven percent, the fifteen percent, the fifty percent, the fifty one percent, the fifty two percent, the fifty three percent, the fifty four percent, the fifty five percent, the fifty six percent, the fifty seven percent, the fifty eight percent, the fifty nine percent, the five percent, the forty percent, the forty one percent, the forty two percent, the forty three percent, the forty four percent, the forty five percent, the forty six percent, the forty seven percent, the forty eight percent, the forty nine percent, the four percent, the fourteen percent, the nine percent, the nineteen percent, the ninety percent, the ninety one percent, the ninety two percent, the ninety three percent, the ninety four percent, the ninety five percent, the ninety six percent, the ninety seven percent, the ninety eight percent, the ninety nine percent, the seven percent, the seventeen percent, the seventy percent, the seventy one percent, the seventy two percent, the seventy three percent, the seventy four percent, the seventy five percent, the seventy six percent, the seventy seven percent, the seventy eight percent, the seventy nine percent, the six percent, the sixteen percent, the sixty percent, the sixty one percent, the sixty two percent, the sixty three percent, the sixty four percent, the sixty five percent, the sixty six percent, the sixty seven percent, the sixty eight percent, the sixty nine percent, the ten percent, the thirteen percent, the thirty percent, the thirty one percent, the thirty two percent, the thirty three percent, the thirty four percent, the thirty five percent, the thirty six percent, the thirty seven percent, the thirty eight percent, the thirty nine percent, the three percent, the twelve percent, the twenty percent, the twenty one percent, the twenty two percent, the twenty three percent, the twenty four percent, the twenty five percent, the twenty six percent, the twenty seven percent, the twenty eight percent, the twenty nine percent, the two percent
   

Tuesday, September 25, 2012

jodi.org




Reflex - #02



  *
    Mi farai fare un giro.

    
Vecchi muri vuoti.


  *
    Mattoni cavi 
    non più illuminati.

    (Chiudendo gli occhi)

    Mai più -
                   mai.


  *
    Resto qui ad accudire te - 
                               vecchio, immobile
    e mi ammalo anch'io,
    in questo vuoto - che resta
                                              e si svuota.

    Non posso fare altrimenti.


  *
    Un principio di nuova vita,
                               già allontanato.
    "Vecchio finale di partita persa,
      finito di perdere"

    Alla fine di tutto -
             tu non resterai con me.

Saturday, September 15, 2012

feel so [] / differx. 2012





i should think i
exceed two thousand repeated alterations
apparently of submarine origin the depth of a few feet into an opaque stone
(remarkable)
...have flowed from many, but not from all
the delights of collecting and studying marine animals
perhaps write a book
(remarkable)
hence probably the incrustation never acquires a great thickness
like a nearly similar pale pearly grey coating at the great cataracts
of the orinoco and nile
(remarkable)
with the upper and exposed surfaces of the shells of living mollusca
resembling in form
iron in endless gradations
(unable to trace)
artificial substance
with an angular bed fracture
of partially devitrified glass
(unable to trace)
the purest masses, according to the accumulation of shelly detritus,
with their laminae conformably breaking and dissolving the less perfectly formed globules
under the hill
(remarkable)
it dips into the sea and disappears
(unable to trace)

 

Wednesday, September 5, 2012

Reflex

*
Non è qui che si esaurisce tutto? 
Forse più in là, sta per -
Più in là -
tutto esaurito.


*
Assonnato,assorto
rifugio alla sofferenza.
Non si è mai vista una cosa del genere.
Assolto.

              «Non è tua la colpa,
è tutto ciò che è intorno.»
Insonne, in sogno.


*
Stanza, sembra -
                               muro illuminato.
Luce affievolisce al solo guardare.
In piedi, fissare -
                              vedere 
                                            che muore.


*
Da quando (tutto iniziato -
                                              tutto finito)
ci conoscemmo.
Essere in grado di baciarsi.
Dentro bidoni sporchi,
                                   stretti.
Digli di cambiare la segatura! 
Non facevamo altro che ridere.