Sarà stato mg il miglior fabbro della nascente postlirica italiana,ottima domanda per chi volesse avviare note di lettura su in rebus,questo il titolo esposto in copertina,non un libro che parla di chambres des merveilles o le rappresenta,vuoi per descrizione o mimesi,ma le produce,e parla da queste rimarcando la domanda lacaniana fuorimoda che recita:da dove parli?-la schematica nota di Balestrini potrebbe indurre a credere,in chi non leggesse l’opus, che si tratti dell’ennesima folie Baudelaire,e ovviamente Benjamin e Debord impostata sull’immane raccolta di merci
e sulla spettralità di queste,ma c’è dell’altro,ed è l’inaudita possibilità che tutto ciò,l’infinita e travolgente fantasmagoria dell’esserci delle cose e dell’esser noi cose nelle cose,si ponga come materiale poetico,capace di inventare quindi il lettore,come pare accada in certi progetti concettuali,procedurali,e nella prosa in prosa;qui però la presenza di strategie metrico-sintattiche assai avvertite fa in modo che il punto di incontro si collochi dentro la poesia.Sconsigliabile dimenticarsi che mg abbia tradotto John Ashbery e Emily Dickinson insieme ponendosi fra i maggiori cultori della sperimentazione asemantica,dell’action e della loose writing:Sono remoti(rimossi) i marcatori del poetico quali si è abituati a trovarne nei cascami del mito modernismo e nelle lallazioni del neolirichese,ma non se ne sente la mancanza.Per me arduo,non so quanto pertinente non richiamarmi a certa de narrazione alla Mark Strand o,su altri versanti,alla Francis Ponge.Leggo nella poesia e tento di decifrare(come diceva Lezama).(Ogni bellezza è una festa e la sua intenzione è la generosità,aggiunge Borges).E serva a rammentare che qui,non solo sul piano (uno strato o livello irrinunciabile,comunque) dell’estetica letteraria è di bellezza che si espone la natura prima ed ultima della cosa.Una lettura della ininterrotta esegesi che fece Garroni della terza critica aiuterebbe moltissimo,nell’attuale temperìe di ontologie spicciole e grossolane e di richiami e ritorni ad un’ordine definitivamente tramontato:
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